martedì 13 dicembre 2011

Del "Babbo Natale è sempre su youporn!"


Una curiosa combinazione di pressione atmosferica, street performer indiani con decadente repertorio festivo e atmosfera invernale caraibica, ha aperto le porte al Natale più anomalo della storia contemporanea. Pare quasi che tutti gli addobbi, le strade agghindate, i negozi pieni e le lotte per il posteggio creino un’imbarazzante effetto Doppler. Si tratta fondamentalmente di una frequenza festiva che non viene captata dalle christmasparaboliche dei nostri eroi.

Complicato spiegare come sia difficile trovarsi soli per mare durante le feste, circondati da una ciurma di persone troppo impegnate a fare i conti ognuno con i propri demoni. E intanto a terra c’è chi festeggia, distratto dalle lucette posizionate a regola d’arte.

Poche ore al Gran Galà. Il tempo corre veloce e i fantasmi si fanno sempre più insistenti. Quelli del Natale passato sono dei mastini non da poco. Conti in sospeso con il Dio del Rock, troppe incomprensioni e ospiti molto ingombranti si susseguono in un vortice di parole non dette e panettoni Melegatti. Lascia che si sfoghino marinaio e non parlarne con troppo.. non sta bene che un ufficiale si faccia vedere scomposto.

Il fantasma del Natale futuro non ha ancora bussato. Forse pensa che qui si abbia già un bel da fare con il suo nostalgico collega. Alla fine si faranno i conti con quello che arriverà, magari trovando un buon equilibrio tra bene e male. Tra vodka e tonic. Tra quello che si è, e quello che la gente si aspetta. Tra quello che viene richiesto, e quello che si riesce a dare alle persone che ci prendono solo per quello che siamo. Tra tutte le idee che non prenderanno mai forma, e quelle invece che si concretizzeranno. In questo senso, come nella più classica delle storie natalizie, una sbirciata al futuro sarebbe interessante.

Certo Babbo Natale è un tipo simpatico e lo stimo professionalmente. Dal niente ha creato una manifestazione che destagionalizza un periodo dell’anno altrimenti morto, creando un marchio riconoscibile tanto quanto Starbucks.. ma il suo ufficio stampa ha certamente esagerato con la spinta di questo love-brand e le relative strategie di aspettativa dell’evento! Pare che abbia anche un problema con la pornografia su internet..

Buon Natale marinaio, se mi lasci dormire ci si vede al bar

mercoledì 19 ottobre 2011

Del "Ma scommettiamo che.."


Troppe sigarette considerando tutto. E il tempo intanto si dilata. Notte fonda che porta a una confortevole confusione, trascinandosi dietro quesiti cosmici che non hanno risposta. Pare che alla fine sia il destino di tutte le domande tardive.

Poche ore alle prime luci e ancora un bel buono per qualche ora di sonno. La cosa più curiosa del mattino è che sembra voler dare le risposte che la notte cerca, ma alla fine distrae solamente l'attenzione dalle domande..
Prendere nota: comprare merendine

mercoledì 5 ottobre 2011

De "La profezia dei Righeira"

Ultimi giorni di caldo e poi si ricomincia. Le previsioni sono state chiare: tra qualche ora comincerà l’inverno e il caldo estivo sarà solo un ricordo. È come essere liberi su cauzione dopo una sentenza di carcerazione, in attesa del giorno fatidico che vede l’ingresso in galera.

A pensarci bene capita spesso di trovarsi in una condizione a scadenza, quando si ha la percezione di essere in fondo a qualcosa. Si tratta certamente di una condizione anomala, se non altro per la sensazione di trovarsi dentro a qualcosa che nel giro di poco avrà fatto il suo corso. Il freddo intanto si avvicina.

Anche vivendo il presente è inevitabile affrontare la primavera chiedendosi quando arriverà il vero caldo, non vedendo l’ora che le giornate si allunghino per bivaccare fino a tarda sera. Poi arriva l’estate, carica di buoni propositi, promesse, temporali estivi e tempeste ormonali. Tempo.

Quello che succede poi è veramente strano. Ci si accorge che mentre stavi al cesso è finito tutto. Ti sei allontanato solo un momento e l’estate se n’è andata. E come spesso capita quando le cose finiscono, ci si trova a fare bilanci tra promesse mantenute e infrante. Per come vanno le cose, spesso un pareggio è già un ottimo risultato.

In teoria questo è il momento dove i marinai si preparano all’inverno con le questioni di ordinaria amministrazione che fanno parte della vita di mare, rassegnati ad attendere il nuovo caldo. Ma ce ne sono alcuni che, invece di stivare e carteggiare il ponte, non ci stanno a tirare fuori la barca dall’acqua. Per quanto possa sembrare strano c’è ancora chi si mette in navigazione inseguendo l’estate, cercando la più rock e la più romantica delle rotte.

Certo anche l’inverno, il freddo e tutto quello che ne comporta ha il suo fascino. Una cosa è però certa: chi vive per mare preferisce senza dubbio il sole di giugno e tutte le sue promesse, che anche se alla fine verranno tradite ci si crede sempre per davvero.

E intanto però è ancora estate.. Tic Tac

martedì 30 agosto 2011

Del “Vodka + ?”

Travolti dal surriscaldamento globale, da notizie poco rassicuranti e dalle spese condominiali, sarebbe prioritario rifugiarsi in casa con dell’ottima musica e con il frigo pieno di figate per tagliare la vodka.

Non si tratta di nascondersi o di scappare da qualcosa, si tratta più facilmente della creazione di un microcosmo hippie, una monarchia tirannica dove potere far quadrare i conti (se quadrano..), fare benzina, stare in chilling e intavolare stimolanti gruppi di confronto su argomenti quali calcio, musica, religione, tette e film anni 70. Un posto di pace per mettere ordine tutto sommato, dove far entrare solo le persone che si godono il panorama senza voler cambiare nulla dell’arredo.

Fortunatamente accetto rassegnato (e a volte compiaciuto) la mia natura. A chi dice che sono come un ragazzino di diciotto anni, rispondo che non è affatto vero. Sono molto più pericoloso oggi.. quella volta non avevo mica uno stipendio!

venerdì 22 luglio 2011

Del "..occhio alle trappole!"

Prendo tempo. Sono bravo a farlo. Le chiacchiere sono certamente il mio forte, la pazienza invece è una mercanzia che non sono ancora riuscito a trovare al mercato. C’è un desiderio di fondo di comunicare qualcosa, di andare avanti per vedere cosa succede. Coscientemente dissociato dalla realtà e in fase di peggioramento avanzato, penso distrattamente al prossimo futuro. Non sono abituato a farlo e tantomeno parlandone in prima persona. Colpa di quella natura polivalente tra bene e male, buono e cattivo, conciliante guascone e bastardo intollerante? Uno strano tipo con la cravatta un giorno mi disse che è colpa del mio cervello..secondo la sua teoria era proprio lui a farmi trappole continue. Forse la proverbiale guerra tra si e no.. ma qualcosa c’è nell’aria, il vento è differente.

Guardavo fuori dalla finestra con solo una scarpa ai piedi, pensando seriamente di togliermi anche l’altra.

lunedì 11 luglio 2011

Del "..e la chiamano fortuna!?"

La fortuna esite, o almeno io ci credo senza riserve. E' quella sensazione che si percepisce quando si sa che le cose andranno per il verso giusto, è la sicurezza che il mazziere ci regalerà quella carta necessaria per chiudere la scala, è quella vocina che ci dice che andrà tutto bene, è quel valore intangibile che aiuta i marinai nel mezzo della tempesta.. senza la quale non avrebbero il coraggio di combattere per vendere cara la pelle. C'è chi la chiama semplicemente fortuna, chi la chiama incoscienza, chi positività, e chi la vede solo come una forma di ingenua superficialità. La sostanza non cambia: la buona sorte è la vera arma segreta, il bazooka dei superpoteri.

Si dice che un giorno, mentre il nostro eroe girovagava ragazzino per un porto del quale nessuno ricorda il nome, fu avvicinato da un vecchio. Era malvestito e puzzava. I suoi abiti erano sporchi, ma di sartoria. I suoi occhi erano segnati, ma buoni. Lo chiamò per nome e, nascosto da sguardi indiscreti, disse tutto d'un tratto: Non guardarmi così perchè tu nemmeno ti immagini cos'ho fatto io quando ci credevo. Sono stato affarista, giocatore, marinaio, trapezista e anche Ministro delle Cose. Ma purtroppo oggi quando siedo al tavolo e aspetto una carta, questa non arriva. Se dovessi concludere un'affare già saprei che cadrei in un tranello. Ce l'ho ancora la Fortuna, è dentro di me..ma purtroppo non ci credo più. Te la regalo perchè m'ha lasciato. M'ha lasciato perchè non ci ho più creduto.

Il piccolo fenomeno se ne andò, ricco di questo tesoro che da quel momento gli cambiò per sempre la vita.

giovedì 19 maggio 2011

Dell' "Anatomia di un Paraculo"

Vittime degli eventi o vittime di se stessi, di questi tempi essere un Paraculo è una vera e propria fatica. Consideriamo che un simpatico guascone Paraculo (dal greco Para Culos) è una specie in via d’estinzione ogni anno più rara (pare che ogni minuto nel mondo ne muoiano sette). Questo non capita per le avverse condizioni climatiche o per lo scioglimento dei ghiacciai con relativo innalzamento delle maree, quanto per il mutamento dell’ecosistema circostante e l’ostilità degli altri animali. Il Paraculo è un’animale positivo e fiducioso nel futuro. Non si lamenta troppo anche quando potrebbe farlo e in genere trova il lato positivo delle cose. Appare menefreghista, ma solo perché attribuisce molta importanza a poche cose. Schiva i problemi e canta canzoni. Dei giudizi degli altri tendenzialmente se ne frega e trova il lato divertente delle cose serie. Non ama pagare i conti, è egocentrico, pieno di vizi e odia i rompicoglioni. È anche un buon atleta sulle distanze brevi e riesce a far perdere le sue tracce in situazioni di pericolo. Odia tensioni e negatività perché lo costringono a sforzi superiori al normale (è anche molto pigro). Risente molto del pessimismo dilagante, di chi non riesce ad apprezzare le cose belle e di chi caca facili giudizi. La caccia al Paraculo è drammaticamente diffusa anche se illegale in buona parte del mondo, e la migrazione della specie è spesso l’unica alternativa alla morte del povero Paraculo.

Dio salvi il Paraculo!

venerdì 15 aprile 2011

Della vita, della morte e dei miracoli

Sono sempre stato un patito del cambiamento e delle variabili impreviste, ma a volte è necessario fare il punto della situazione e ritrovarsi un momento tra le cose che si conoscono per davvero.
Si tratta di quella tensione tropicale dovuta a cose sistemate nel posto sbagliato, alla malasorte, alle avversità degli Dei, a una giornata vigliacca, o semplicemente a tutto ciò di ingombrante che giorno dopo giorno viene buttato nell'armadio evitando di fare troppa pubblicità. D'altra parte ogni marinaio alle prese con le disavventure della navigazione si trova a pensare a casa sua. Capita così che nel marasma sconosciuto delle cose che non funzionano, cambiano o che vanno nel verso giusto, si avverta una sensazione strana.

Si tratta della voglia di ritrovarsi in quello che si conosce, di cercare un po di "casa" in quello che c'è attorno. E' quella tendenza a cercare qualcosa che sia solo quello che ti aspetti, anche quando il vento, la pioggia e le altre variabili cosmiche portano a situazioni diverse dai pronostici.

Una cosa è certa: nelle notti di luna piena, trovare qualcosa di familiare su cui poter contare è un gran bel colpo.

Sarà per questo che fare la cacca nel proprio bagno è sempre il massimo..

giovedì 3 marzo 2011

Del "..forse meglio chiedere indicazioni!"

Era una notte come tante ma fredda come poche, quando sentii parlare per la seconda volta di quel posto. Allora non c’erano informazioni a riguardo e chi ci era stato, o conosceva la strada per arrivarci, si guardava bene dal fare pubblicità. Le persone che ci erano passate le si riconoscevano immediatamente, forse anche perché guidavano in retromarcia e cominciavano la cena dal tiramisù. Ad uno sguardo inesperto potevano sembrare solo dei balordi con il vizio del fumo, ma dietro a quell'apparente fare bizzarro c’era molto di più.

Fino a qualche badaboom fa non era affatto difficile incontrarli per strada. Li si trovava al cinema, nei club, alle sagre e persino ai funerali. Anche qui li si riconosceva agilmente per via del fatto che erano gli unici che sorridevano dall’inizio alla fine della funzione.

Mio nonno un giorno mi disse: “Sfido che sghignazzano tutto il giorno, anch’io ricordassi la maledetta strada per quel posto me la passerei a ridere facendo grosse macarene..”. Lui c’era stato per davvero nel periodo successivo alla guerra ma poi, come spesso purtroppo capita, non ha più avuto tempo per le cose che lo facevano stare bene. Alcuni suoi amici anziani bazzicavano ancora quel posto.. e lui questo non lo sopportava.

Non ho mai capito se lui sapesse quanto quel posto fosse vicino, e nemmeno se fosse al corrente del fatto che io ci andassi ogni volta che il Grande Elvis me ne dava la possibilità. Ho sempre negato di conoscere quel posto, forse perché mi accorgevo che con il passare del tempo le persone che lo frequentavano erano viste piuttosto male.

Ad un certo punto non si vedeva più così tanta gente in giro per la città che ci andasse, e bisognava stare attenti perché le persone che non ci erano mai state odiavano quel posto tanto da fare qualsiasi cosa affinché la gente cambiasse strada.

Chi non aveva mai avuto l’opportunità di andarci lo si riconosceva tanto bene quanto quelli che lo amavano più di ogni altra cosa. Forse il loro fastidio nasceva solo dal fatto che avrebbero voluto andarci, ma probabilmente era molto più semplice appesantire il bagaglio di chi vi era diretto.. con l’ignobile intento di modificarne il percorso.

Mio nonno c’era stato, l’aveva vissuto sul serio e un bel giorno si dimenticò la strada per arrivarci. Il resto della sua vita l’ha passata a cercare di tornare in quel posto, detestando quelli che ancora lo frequentavano assiduamente.

Credo che mio nonno mi abbia insegnato a non perdere la strada di casa