martedì 10 novembre 2009

Dell’"equilibrio, della vita e delle altre cose"

Avere un punto di vista diverso dal coro è qualcosa che in genere non piace agli abitanti “Tuttinordine”, soprattutto dopo l’elezione della nuova giunta comunale presieduta dal primo cittadino nazi-comunista Commendator Zittiobbotte, integerrimo uomo di famiglia e impegnatissimo puttaniere tossicomane ma con grande fede nel Signore.
Qui i bambini vengono portati con i cani maleducati in centri di addestramento dove saltano gli ostacoli, fanno lo slalom e imparano a limitare la loro visuale al paradigma offerto dal municipio. A Tuttinordine i cittadini pensano tutti uguale così da poter andare d’accordo e per ogni domanda hanno anche una risposta banale, che comunque è pur sempre una risposta.
Di tanto in tanto c’era chi aveva dubbi e si faceva un’opinione ma il Sindaco, nella sua sconfinata generosità, appendeva nella piazza del paese un’ordinanza comunale che forniva la risposta giusta al quesito, che tutta la cittadinanza avrebbe dovuto acquisire come buona. Certo la gente aveva una discreta confusione in testa con tutti questi decreti e ordinanze, ma se non altro poteva evitare di perdere tempo con la critica, il raziocinio e il libero arbitrio.
Anche le novità erano regolamentate dalla “Commissione del Bene e del Male” che consigliava al cittadino di sentenziare un giudizio immediato attraverso l’associazione mentale del “nuovo” a un accadimento del passato, meglio ancora se negativo. Le cosa importante e prioritaria era quella di non prendere le cose per quelle che erano.
Ora l’amministrazione comunale, attraverso numerose ispezioni anali con marchingegni frufru, aveva scoperto come la complicazione delle cose semplici portava gli abitanti di Tuttinordine a una soddisfacente insoddisfazione.
E così c’era chi non se la passava come si deve, chi guardava al futuro senza vivere il presente, chi si mangiava le unghie delle mani ma avrebbe preferito quelle dei piedi, e c’era anche chi sorrideva molto ma per nulla.
La cosa incredibile era che, nonostante le varie convenzioni, i curiosi cittadini all’occorrenza compivano azioni orrende. Ancora più strano era che il sotterfugio non veniva propriamente condannato dal rigoroso Municipio che disprezzava bestemmie, rutti, scorregge silenziose e venditori di rose, ma non il sotterfugio.
Forse si trattava di una vera magia, ma la quadratissima gente di Tuttinordine poteva fare di nascosto le peggio cose. Certo sarà stata colpa del freddo, del caldo, o facilmente di quello schemaporco altrimenti definito come “normalità”, ma gli abitanti di quella città erano segretamente capaci di tutto.
Un giorno il Dio del Rock curiosando qua e là buttò un occhio nella vallata che ospitava la ridente cittadina e, resosi conto di quanto gli abitanti fossero disturbati, approfittò di svuotarsi la vescica proprio su quella porzione di pianeta, che malauguratamente finì negli abissi di quello che tutti oggi conoscono come il “Mar Giallo dall’Acre Odore di Urina”.