lunedì 15 giugno 2009

Del "C'era una volta"

Nel paese di Quelchecciè bisognava arrangiarsi con le cose più semplici per passarsela bene.
Gli abitanti vivevano in modo pacifico. Certo esistevano antipatie e tensioni poiché i coglioni ci sono in ogni angolo del mondo, ma tutti quanti condividevano questo modo di vivere dovuto probabilmente alla tradizione delle passate generazioni. Se ci pensiamo è piuttosto normale che ci siano delle caratteristiche che accomunano le persone che vivono in una località.

A Quelchecciè la gente rideva per stupidaggini e si sedeva per terra. Era uno spettacolo strano per le comitive di turisti abituati a discorsi seri, alle sedie e alle macchine di lusso. Qui l’importante era arrivare a destinazione. Certo esisteva la fretta, ma era differente.

Una sera d’estate come tante altre giunse voce che a Cazzocheppalle, la città dietro la collina di papaveri da oppio, gli abitanti erano così innervositi dalla rincorsa della luna che erano stati colti da forte mal di testa e diarrea da stress. Dopo un consiglio cittadino dove parlarono cinque minuti del problema e un’ora e mezza di barzellette sporche, il sindaco di Quelchecciè propose al collega di Cazzocheppalle, di ospitare i cugini con l’obiettivo di cambiare aria e far passare gli antipatici problemi intestinali. Certamente non tutti erano contenti e in particolar modo i rompicoglioni che comunque se la fecero andare bene.

Arrivò il giorno, e a Cazzocheppalle rimase solo il guardiano e un signore col baffo e il fucile di fronte alla banca, presidiando il suo capitale da eventuali malintenzionati.

A Quelchecciè il primo giorno di convivenza fu curioso: i locali non la smettevano di ridere dei cugini mentre questi cercavano di continuo sedie per sedersi. Dopo 48 ore in piedi il sindaco di Cazzocheppalle non ce la faceva più, e stremato dal caldo e dalla fatica dovette accomodarsi per terra. I Quelcheccesi smisero immediatamente di ridere, mentre il resto dei turisti non poterono fare altrimenti che imitare il primo cittadino, con i loro frak turistici e le pellicce d’ermellino in piena estate. Ci furono otto ore di silenzio assoluto durante le quali tutti si guardavano circospetti, fino a quando un vecchio signore vestito da prete scoppio a ridere al solo pensiero che i balordi avessero aspettato due giorni prima di sedersi, alla disperata ricerca delle sedie. Quella risata fu contagiosa ed entrambe le comunità passarono le restanti ventiquattro ore del fine settimana a ridere con le lacrime.

Quando si trattò di ripartire c’era ancora chi ridacchiava mentre i sindaci si strinsero la mano. Tutti avevano imparato qualcosa di prezioso: “dare il giusto peso alle cose”. Ora a Cazzocheppalle si sarebbe riso di più della vita, mentre a Quelchecciè la gente sarebbe stata più aperta verso la diversità e magari anche un poco più seria verso le cose importanti.