martedì 12 agosto 2008

Dell'Isola che non c'è

Il problema latente è il mondo che non si muove a ritmo. Le cose cambiano, le situazioni si modificano, le persone partono e arrivano, la collera passa.. e tutto lascia qualcosa sul fondo del barile, pronto a tornare a galla con un input qualsiasi, ma sotto una luce differente. Nostalgia, allegria, confusione e altri sentimenti pronti a entrare prepotentemente in scena, per poi sparire così come sono arrivati. Si tratta di quello che si posiziona sopra l’essenza delle persone, che giorno dopo giorno condiziona più o meno il decorrere della vita. Ma quello che c’è sotto è tutta un’altra cosa. Parlo di quell’intangibile cromosomico che si trova più o meno in superficie, coperto da tutto quello con cui si ha a che fare e che lascia qualcosa dentro. Quello non cambia mai. Il problema si verifica quando tutte le delusioni e le paure delle persone creano una barriera, uno strato invisibile che ricopre l’essenza che un tempo aveva una carica esplosiva, ma che ora è solo il fantasma di qualcosa che forse è esistito o forse no. Ed ecco che a questo punto entra in campo la necessità di maturare di cui tutti parlano, che molto spesso è solo la necessità di dare un nome a quello strato intangibile che non permette alle persone di essere quello che sono veramente.
Crescere significa fare tesoro dell’esperienza per evitare di ricommettere gli errori fatti in passato, ma se questo bagaglio rende il viaggio difficile, diventa un impedimento più che un vantaggio, ed essere maturi non significa rinunciare, sedersi e guardare vivere gli altri per paura di sbagliare.
Cambiare rende la vita interessante, ma preservando quell’immaturità di fondo che consente di prendere le cose poco rilevanti con la giusta leggerezza.

Le circostanze cambiano, le persono non credo..

mercoledì 6 agosto 2008

Del fegato (andato) dei Pirati

Quando le cose escono dall’ordinario e portano a situazioni che mettono a dura prova anchei nervi di noi pirati abituati alla navigazione in acque tempestose, è necessario muoversi con cautela, con pochi movimenti, ma che siano quelli giusti.


La cosa più importante da capire è che, se ci si trova nel pieno della tempesta, un buon capitano si occupa che tutto sia pronto per affrontarla, con la consapevolezza che se il destino ha voluto scatenare l’inferno in mare, allora l’unica mossa a disposizione è aspettare che si calmino le acque.
La speranza di un raggio di sole proveniente dal cielo più nero della storia è quello a cui si aggrappa un “buon pirata”, mentre il vascello sta facendo andata e ritorno dall’inferno.

Guardare dritto nell’occhio il ciclone che si avvicina chiuderebbe lo stomaco anche a quel bastardo del pirata Barbanera.

E’ passata…