giovedì 29 maggio 2008

Dell’incertezza cosmica

Domani non esiste. Che mi creda o no, è solamente la proiezione di quello che desideriamo succeda. In realtà il domani si verificherà quasi solamente in base alle variabili casuali che intercorreranno guidate dal caso, dalla fortuna, dalle altre persone, dal Dio del Rock e solamente in ultima posizione c’è quello che si desidera. Quello che conta è oggi.

Ora, non che la volontà non abbia rilevanza, ma è prioritario vivere senza rimpianti il tempo presente, senza pensare troppo al futuro o al passato, perché vivere aspettando tempi migliori significa buttare via momenti preziosi per essere felici, per colpa di una strategia, della paura del presente o di un vittimismo che non può portare ad altro che ad una prematura perdita di quell’essere bambino che permette alle persone di guardare il mondo con gli occhi entusiasti di chi sà ancora stupirsi per le piccole cose.

Un “Santo”, in una notte di stelle afosa come questa, mi disse di vivere il presente al massimo delle sue potenzialità, senza pensarci troppo, con la consapevolezza che il futuro, allora, non avrebbe potuto essere altro che bellissimo, come normale conseguenza.

Credo che avesse ragione…

lunedì 19 maggio 2008

Degli incontri casuali

Per inspiegabili combinazioni astrali dovute alla distrazione del Dio del Rock, solo poche volte, capita di inciampare sulla vita di persone con cui si condivide qualcosa in più della semplice coesistenza sullo stesso pianeta.

Gli eventi che inesorabilmente portano ad incontri casuali sono solamente la sintesi del tragitto che si è preso, ma quello che veramente fa la differenza sono le scarpe che si hanno ai piedi.
Si capisce molto dalle scarpe delle persone e non bisognerebbe mai buttale via perché a volte servono a capire da dove si viene.

Il percorso è il bello della vita, ed il caso è la variabile che lo rende attraente. A volte capita anche che in salita le scarpe facciano un po’ male, ed allora è necessario fermarsi e sedersi, raccogliere le idee e magari fare due chiacchiere con chi in quel momento si trova sullo stesso pezzo di sentiero che stiamo percorrendo.

Sedersi un attimo a prendere fiato, in compagnia di persone che forse sono dirette da un’altra parte, ma che per un motivo o per un altro in quel momento si trovano sedute al lato della stessa strada, forse un pò stanche, ma con ancora una fottuta voglia di vedere cosa c’è dall’altra parte del muro.

Pronti a ripartire alle prime luci dell’alba?

giovedì 15 maggio 2008

Il Tequila Revolver

Poche persone da queste parti ne conoscono il significato, ma si tratta di pura poesia che prende corpo attraverso un rituale che significa più di quello che traspare apparentemente.

Ad una prima analisi sembra banale, ma questa fusione armonica prende vita attraverso ciò che rimane, attraverso quello che normalmente viene buttato nell’immondizia da chi non ne carpisce le potenzialità.

Per fare un Tequila Revolver come si deve è necessario avere a disposizione le ultime tre dita di almeno quattro bottiglie differenti del più famoso liquore messicano.
La procedura è molto semplice: unendo e mescolando i fondi in parti uguali dentro una bottiglia salvata dalla spazzatura otteniamo il nostro Revolver, una sintesi di ciò che resta che prende nuova vita e personalità.

Quello che c’è sul fondo non sempre ha un buon sapore, alle volte non sa di niente, altre invece è buono ma ha un gusto amaro. Il Tequila Revolver è vita vissuta nel bene e nel male, ma non è un drink per tutti.

Nasce tutto in questo modo, in una notte senza stelle che minaccia pioggia…