martedì 13 dicembre 2011
Del "Babbo Natale è sempre su youporn!"
mercoledì 19 ottobre 2011
Del "Ma scommettiamo che.."
mercoledì 5 ottobre 2011
De "La profezia dei Righeira"
Ultimi giorni di caldo e poi si ricomincia. Le previsioni sono state chiare: tra qualche ora comincerà l’inverno e il caldo estivo sarà solo un ricordo. È come essere liberi su cauzione dopo una sentenza di carcerazione, in attesa del giorno fatidico che vede l’ingresso in galera.
A pensarci bene capita spesso di trovarsi in una condizione a scadenza, quando si ha la percezione di essere in fondo a qualcosa. Si tratta certamente di una condizione anomala, se non altro per la sensazione di trovarsi dentro a qualcosa che nel giro di poco avrà fatto il suo corso. Il freddo intanto si avvicina.
Anche vivendo il presente è inevitabile affrontare la primavera chiedendosi quando arriverà il vero caldo, non vedendo l’ora che le giornate si allunghino per bivaccare fino a tarda sera. Poi arriva l’estate, carica di buoni propositi, promesse, temporali estivi e tempeste ormonali. Tempo.
Quello che succede poi è veramente strano. Ci si accorge che mentre stavi al cesso è finito tutto. Ti sei allontanato solo un momento e l’estate se n’è andata. E come spesso capita quando le cose finiscono, ci si trova a fare bilanci tra promesse mantenute e infrante. Per come vanno le cose, spesso un pareggio è già un ottimo risultato.
In teoria questo è il momento dove i marinai si preparano all’inverno con le questioni di ordinaria amministrazione che fanno parte della vita di mare, rassegnati ad attendere il nuovo caldo. Ma ce ne sono alcuni che, invece di stivare e carteggiare il ponte, non ci stanno a tirare fuori la barca dall’acqua. Per quanto possa sembrare strano c’è ancora chi si mette in navigazione inseguendo l’estate, cercando la più rock e la più romantica delle rotte.
Certo anche l’inverno, il freddo e tutto quello che ne comporta ha il suo fascino. Una cosa è però certa: chi vive per mare preferisce senza dubbio il sole di giugno e tutte le sue promesse, che anche se alla fine verranno tradite ci si crede sempre per davvero.
E intanto però è ancora estate.. Tic Tac
martedì 30 agosto 2011
Del “Vodka + ?”
Travolti dal surriscaldamento globale, da notizie poco rassicuranti e dalle spese condominiali, sarebbe prioritario rifugiarsi in casa con dell’ottima musica e con il frigo pieno di figate per tagliare la vodka.
Non si tratta di nascondersi o di scappare da qualcosa, si tratta più facilmente della creazione di un microcosmo hippie, una monarchia tirannica dove potere far quadrare i conti (se quadrano..), fare benzina, stare in chilling e intavolare stimolanti gruppi di confronto su argomenti quali calcio, musica, religione, tette e film anni 70. Un posto di pace per mettere ordine tutto sommato, dove far entrare solo le persone che si godono il panorama senza voler cambiare nulla dell’arredo.
Fortunatamente accetto rassegnato (e a volte compiaciuto) la mia natura. A chi dice che sono come un ragazzino di diciotto anni, rispondo che non è affatto vero. Sono molto più pericoloso oggi.. quella volta non avevo mica uno stipendio!
venerdì 22 luglio 2011
Del "..occhio alle trappole!"
Guardavo fuori dalla finestra con solo una scarpa ai piedi, pensando seriamente di togliermi anche l’altra.
lunedì 11 luglio 2011
Del "..e la chiamano fortuna!?"
Si dice che un giorno, mentre il nostro eroe girovagava ragazzino per un porto del quale nessuno ricorda il nome, fu avvicinato da un vecchio. Era malvestito e puzzava. I suoi abiti erano sporchi, ma di sartoria. I suoi occhi erano segnati, ma buoni. Lo chiamò per nome e, nascosto da sguardi indiscreti, disse tutto d'un tratto: Non guardarmi così perchè tu nemmeno ti immagini cos'ho fatto io quando ci credevo. Sono stato affarista, giocatore, marinaio, trapezista e anche Ministro delle Cose. Ma purtroppo oggi quando siedo al tavolo e aspetto una carta, questa non arriva. Se dovessi concludere un'affare già saprei che cadrei in un tranello. Ce l'ho ancora la Fortuna, è dentro di me..ma purtroppo non ci credo più. Te la regalo perchè m'ha lasciato. M'ha lasciato perchè non ci ho più creduto.
Il piccolo fenomeno se ne andò, ricco di questo tesoro che da quel momento gli cambiò per sempre la vita.
giovedì 19 maggio 2011
Dell' "Anatomia di un Paraculo"
Vittime degli eventi o vittime di se stessi, di questi tempi essere un Paraculo è una vera e propria fatica. Consideriamo che un simpatico guascone Paraculo (dal greco Para Culos) è una specie in via d’estinzione ogni anno più rara (pare che ogni minuto nel mondo ne muoiano sette). Questo non capita per le avverse condizioni climatiche o per lo scioglimento dei ghiacciai con relativo innalzamento delle maree, quanto per il mutamento dell’ecosistema circostante e l’ostilità degli altri animali. Il Paraculo è un’animale positivo e fiducioso nel futuro. Non si lamenta troppo anche quando potrebbe farlo e in genere trova il lato positivo delle cose. Appare menefreghista, ma solo perché attribuisce molta importanza a poche cose. Schiva i problemi e canta canzoni. Dei giudizi degli altri tendenzialmente se ne frega e trova il lato divertente delle cose serie. Non ama pagare i conti, è egocentrico, pieno di vizi e odia i rompicoglioni. È anche un buon atleta sulle distanze brevi e riesce a far perdere le sue tracce in situazioni di pericolo. Odia tensioni e negatività perché lo costringono a sforzi superiori al normale (è anche molto pigro). Risente molto del pessimismo dilagante, di chi non riesce ad apprezzare le cose belle e di chi caca facili giudizi. La caccia al Paraculo è drammaticamente diffusa anche se illegale in buona parte del mondo, e la migrazione della specie è spesso l’unica alternativa alla morte del povero Paraculo.
Dio salvi il Paraculo!
venerdì 15 aprile 2011
Della vita, della morte e dei miracoli
Si tratta di quella tensione tropicale dovuta a cose sistemate nel posto sbagliato, alla malasorte, alle avversità degli Dei, a una giornata vigliacca, o semplicemente a tutto ciò di ingombrante che giorno dopo giorno viene buttato nell'armadio evitando di fare troppa pubblicità. D'altra parte ogni marinaio alle prese con le disavventure della navigazione si trova a pensare a casa sua. Capita così che nel marasma sconosciuto delle cose che non funzionano, cambiano o che vanno nel verso giusto, si avverta una sensazione strana.
Si tratta della voglia di ritrovarsi in quello che si conosce, di cercare un po di "casa" in quello che c'è attorno. E' quella tendenza a cercare qualcosa che sia solo quello che ti aspetti, anche quando il vento, la pioggia e le altre variabili cosmiche portano a situazioni diverse dai pronostici.
Una cosa è certa: nelle notti di luna piena, trovare qualcosa di familiare su cui poter contare è un gran bel colpo.
Sarà per questo che fare la cacca nel proprio bagno è sempre il massimo..
giovedì 3 marzo 2011
Del "..forse meglio chiedere indicazioni!"
Era una notte come tante ma fredda come poche, quando sentii parlare per la seconda volta di quel posto. Allora non c’erano informazioni a riguardo e chi ci era stato, o conosceva la strada per arrivarci, si guardava bene dal fare pubblicità. Le persone che ci erano passate le si riconoscevano immediatamente, forse anche perché guidavano in retromarcia e cominciavano la cena dal tiramisù. Ad uno sguardo inesperto potevano sembrare solo dei balordi con il vizio del fumo, ma dietro a quell'apparente fare bizzarro c’era molto di più.
Fino a qualche badaboom fa non era affatto difficile incontrarli per strada. Li si trovava al cinema, nei club, alle sagre e persino ai funerali. Anche qui li si riconosceva agilmente per via del fatto che erano gli unici che sorridevano dall’inizio alla fine della funzione.
Mio nonno un giorno mi disse: “Sfido che sghignazzano tutto il giorno, anch’io ricordassi la maledetta strada per quel posto me la passerei a ridere facendo grosse macarene..”. Lui c’era stato per davvero nel periodo successivo alla guerra ma poi, come spesso purtroppo capita, non ha più avuto tempo per le cose che lo facevano stare bene. Alcuni suoi amici anziani bazzicavano ancora quel posto.. e lui questo non lo sopportava.
Non ho mai capito se lui sapesse quanto quel posto fosse vicino, e nemmeno se fosse al corrente del fatto che io ci andassi ogni volta che il Grande Elvis me ne dava la possibilità. Ho sempre negato di conoscere quel posto, forse perché mi accorgevo che con il passare del tempo le persone che lo frequentavano erano viste piuttosto male.
Ad un certo punto non si vedeva più così tanta gente in giro per la città che ci andasse, e bisognava stare attenti perché le persone che non ci erano mai state odiavano quel posto tanto da fare qualsiasi cosa affinché la gente cambiasse strada.
Chi non aveva mai avuto l’opportunità di andarci lo si riconosceva tanto bene quanto quelli che lo amavano più di ogni altra cosa. Forse il loro fastidio nasceva solo dal fatto che avrebbero voluto andarci, ma probabilmente era molto più semplice appesantire il bagaglio di chi vi era diretto.. con l’ignobile intento di modificarne il percorso.
Mio nonno c’era stato, l’aveva vissuto sul serio e un bel giorno si dimenticò la strada per arrivarci. Il resto della sua vita l’ha passata a cercare di tornare in quel posto, detestando quelli che ancora lo frequentavano assiduamente.
Credo che mio nonno mi abbia insegnato a non perdere la strada di casa