Gli abitanti vivevano in modo pacifico. Certo esistevano antipatie e tensioni poiché i coglioni ci sono in ogni angolo del mondo, ma tutti quanti condividevano questo modo di vivere dovuto probabilmente alla tradizione delle passate generazioni. Se ci pensiamo è piuttosto normale che ci siano delle caratteristiche che accomunano le persone che vivono in una località.
A Quelchecciè la gente rideva per stupidaggini e si sedeva per terra. Era uno spettacolo strano per le comitive di turisti abituati a discorsi seri, alle sedie e alle macchine di lusso. Qui l’importante era arrivare a destinazione. Certo esisteva la fretta, ma era differente.
Una sera d’estate come tante altre giunse voce che a Cazzocheppalle, la città dietro la collina di papaveri da oppio, gli abitanti erano così innervositi dalla rincorsa della luna che erano stati colti da forte mal di testa e diarrea da stress. Dopo un consiglio cittadino dove parlarono cinque minuti del problema e un’ora e mezza di barzellette sporche, il sindaco di Quelchecciè propose al collega di Cazzocheppalle, di ospitare i cugini con l’obiettivo di cambiare aria e far passare gli antipatici problemi intestinali. Certamente non tutti erano contenti e in particolar modo i rompicoglioni che comunque se la fecero andare bene.
Arrivò il giorno, e a Cazzocheppalle rimase solo il guardiano e un signore col baffo e il fucile di fronte alla banca, presidiando il suo capitale da eventuali malintenzionati.
A Quelchecciè il primo giorno di convivenza fu curioso: i locali non la smettevano di ridere dei cugini mentre questi cercavano di continuo sedie per sedersi. Dopo 48 ore in piedi il sindaco di Cazzocheppalle non ce la faceva più, e stremato dal caldo e dalla fatica dovette accomodarsi per terra. I Quelcheccesi smisero immediatamente di ridere, mentre il resto dei turisti non poterono fare altrimenti che imitare il primo cittadino, con i loro frak turistici e le pellicce d’ermellino in piena estate. Ci furono otto ore di silenzio assoluto durante le quali tutti si guardavano circospetti, fino a quando un vecchio signore vestito da prete scoppio a ridere al solo pensiero che i balordi avessero aspettato due giorni prima di sedersi, alla disperata ricerca delle sedie. Quella risata fu contagiosa ed entrambe le comunità passarono le restanti ventiquattro ore del fine settimana a ridere con le lacrime.
Quando si trattò di ripartire c’era ancora chi ridacchiava mentre i sindaci si strinsero la mano. Tutti avevano imparato qualcosa di prezioso: “dare il giusto peso alle cose”. Ora a Cazzocheppalle si sarebbe riso di più della vita, mentre a Quelchecciè la gente sarebbe stata più aperta verso la diversità e magari anche un poco più seria verso le cose importanti.